Alle tre del mattino nel silenzio del buio e nel profondo del sonno i musharati puntuali iniziano il loro cammino per le strade portando un messaggio a suon di tamburo “alzatevi per il suhur, il Ramadan è venuto a visitarvi”. E’ ora di alzarsi per il suhur, il pasto prima che sorga il sole, durante il Ramadan di giorno infatti si digiuna (completamente). Per capirne di più su questo periodo di festa per i musulmani vi lascio leggere questo articolo di Internazionale, e il mio diario di un tentativo di digiuno.
Sabato 14 Luglio 2013
ore 3.00. Mi sveglio un pò per il canto dalle strade, un pò per la tensione del viaggio del giorno dopo. Casualmente, è l’opportunità che forse un pò cercavo per fare la mia vera esperienza di Ramadan. Mi alzo e vado in cucina, indugio davanti al frigo, sono le tre non ho fame, niente mi ispira ma davanti a me si prospettano 17 ore di digiuno. Se è stato istituito il suhur vuol dire che è funzionale alla sopravvivenza e va fatto. Mi sono convinta e mi sono preparata due piccoli panini, e bevuto abbondantemente del succo di frutta. Il digiuno non è solo dal cibo, ma anche dalle bevande ed essendo estate è l’aspetto più duro. Mi rimetto a letto per un altro paio di ore di sonno.
ore 6. Sveglia e niente caffè mi preparo per uscire e per il viaggio verso la mia field visit.
ore 13. Sto bene non ho fame, il fatto che sia molto occupata con il lavoro, che non ci sia nè traccia nè odore di cibo negli ambienti e che nessuno mangi o beva aiuta molto.
ore 16. Finisco in ufficio e vado in albergo, mi offrono un cocktail di benvenuto, sono assetatissima ma resisto. In camera c’è un cesto di frutta, decido di non avvicinarmi e non togliere la pellicola trasparente, sistemo le mie cose. In un impeto di “ma chi me lo fa fare” rimuovo la pellicola prendo in mano una prugna e penso di leccarla. La ripongo, questo è un chiaro segnale del vicino limite.
ore 17.Ho solo sete, ma molta sete. Il viaggio è stato lungo e il lavoro intenso decido che dormire, è una buona soluzione per attendere le 8 il momento della rottura del digiuno.
ore 19. Mi sveglio rinvigorita, sto molto meglio e la sete si è placata. Inizia l’eccitazione pre iftar, il pasto della rottura del digiuno, fissato per le 8 il tramonto.
ore 20. Arrivo al ristorante a dieci minuti alle otto con un lieve ritardo, la mia collega e la sua famiglia sono già lì ad aspettarmi, tutti sono già seduti il ristorante è pieno e ognuno ha la sua portata davanti per lo scoccare dell’ora. Gli usi e le tradizioni sono spesso molto saggi, il digiuno si rompe mangiano un solo dattero e poi si apre la cena con una zuppa. Lo stomaco è vuoto e il nostro corpo ha bisogno di liquidi. Decido per una deliziosa zuppa di cipolle. La cena è a buffet, in un tavolo infinito ci si riempe il piatto con antipasti e insalate, la tavola è coloratissima di sottoaceti fatti in casa, le tradizionali creme arabe dall’ hummus al baba ghanush e le saporite insalate come il fattoush, e poi i fritti, gli involtini di vite ripieni di riso. Mi riempo il piatto e lo stomaco. Si passa poi al piatto principale, diversi secondi di carne da accompagnare con riso e mandorle. Come finiamo di mangiare arriva a tavola il caffè e il piatto dei dolci. Il dolce tipico che si trova solo in questo perioso è l’Attayha un pancake fritto ripieno di mandorle e noci o di formaggio . L’odore di caffè è cosi buono che decido di rompere la mia regola dell’ultimo caffè alle 3. Poi fumiamo del narghilè, è un momento di festa sono tutti contenti e rilassati, e lo sono anche io.
ore 01 Ancora non dormo, e pensare che tra due ore si devono svegliare per la colazione, loro. Per me è stato un bel tentativo magari da riprovare, ma domani mi aspetta una riunione e mi servono energie, servono a tutti in effetti. Ma la fede può aiutarti a motivarti o semplicemente loro sono dei supereroi.